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Luci al Mascherpa _ Cenerentola e la Manita

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di Michele Briganti (@michsect)

Pure l’app, hanno fatto pure l’app. Stupido io a pensare che il picco fosse stato raggiunto l’anno scorso con la trasmissione in streaming della finalissima del torneo di calcio maschile organizzato dal CUS fra i dodici collegi universitari di Pavia. Invece no: “Live Intercollegiale” pronta sullo smartphone a far sembrare la cronaca live su gazzetta.it roba da principianti. Sento che la cosa ci sta sfuggendo di mano ma forse ho solo sottovalutato il contesto e siamo come il Carpi, piccoli a un passo dal calcio che conta (e quindi dal poter permetterci l’acquisto di Alessio Cerci).

Il Ghislieri è stato la sorpresa dello scorso anno. Eravamo stati sconfitti ai rigori nella finalina per il terzo posto: più o meno come il Burkina Faso in semifinale ai Mondiali. Eravamo belli e simpatici come il Chievo di Delneri. Ispiravamo tenerezza, dopo decenni di magri piazzamenti. Riconfermarsi è diverso, è l’incubo. Adesso ispiriamo odio inverecondo.

La sessione di mercato, da giugno a febbraio, consiste nel reclutare nuove matricole e cercare di non far andare via quelli che nel frattempo si sono laureati e magari hanno pure trovato lavoro. Siamo stati molto attivi sul mercato estero, nel senso che metà dell’eroica squadra dello scorso anno è andata in Erasmus e chi s’è visto s’è visto.

In occasione dell’esordio al torneo di quest’anno – carichi di nostalgia per i recenti trionfi, ci hanno pure dato un trofeo fatto apposta per la squadra rivelazione visto che per il quarto posto non era previsto riconoscimento – gli dèi del calcio hanno deciso di calare due assi: una serie di sfortunati eventi e la manita.

Degna dei racconti di Lemony Snicket, la serie di sfortunati eventi porta alla decimazione della rosa già rimaneggiata per assenze dell’ultimo minuto (il problema dei calcio amatoriale è che spesso i giocatori hanno altro da fare) o malanni fisici più o meno gravi. Alla fine, sulla distinta, ci sono solo tredici nomi. Da corazzata ad Armata Brancaleone in poche semplici mosse. Lo spirito da outsider però paga sempre: non solo dall’altra parte del mondo il Bhutan, fanalino di coda nel ranking FIFA, aveva appena sconfitto lo Sri Lanka per 1-0 nel primo match di qualificazione ai Mondiali 2018, prima vittoria nella sua storia; ma alla fine abbiamo vinto 5-0 contro il collegio Giasone Del Maino, che porta il nome di un giurista del XV secolo essendo stato fondato nel 2000, 1999, 2001 – chi lo sa, comunque qualche anno dopo il Ghislieri che modestamente porta scritto sulla maglia rossa, in giallo, 1567.

Menzione d’onore fra i marcatori per Fabbrizzio, che dai sottotitolatori delle interviste post-partita è stato ribattezzato Flavio Ciccarelli, per quanto non si chiami così. Dopo essersi distinto lo scorso anno per un casualissimo autogoal maturato da ala di riserva, nelle condizioni estreme di quest’anno è stato reinventato prima punta e con eleganza ha aperto il piatto destro per capitalizzare un ottimo cross dalla sinistra, non potendo non ricordare per un attimo quel Titì Henry che dovette subire un calvario tattico simile.

Fabbrizzio ha segnato dopo una decina di minuti e poi s’è infortunato (stoico, ha tenuto il campo per oltre un tempo e non si è lasciato sfuggire un’ammonizione per proteste). Nelle precedenti vite deve avere titillato troppo il karma. Gli altri goal li hanno segnati, senza infortunarsi, Scopino (addetto alle caldarroste quando il dramma del pareggio-beffa è dietro l’angolo), Mariangela (che nonostante il soprannome è maschio) e un avversario propenso alle autoreti. Dopo il sessantesimo è arrivata la ciliegina sulla torta, dal gusto particolare e quasi esotico come un terzino, Alfa Alfa, che unisce la locura di Maicon al fisico di Nagatomo: praticamente l’incubo di un tifoso interista. A mezz’ora dal termine si ritrova a tu per tu con il portiere e decide di scavalcarlo con un pallonetto, non si saprà mai quanto intenzionale. La cronaca sull’app lo definisce “Delizioso”. Il risultato acquisito ci concede il lusso dell’esordio di Nonno (che nonostante il soprannome ha quasi vent’anni), il nostro fuoriclasse del riscaldamento pre-partita. Entra anche Strage, l’eroe di giornata visto che contro il Maino abbiamo rischiato di non giocare per mancanza di parastinchi: un suo spettacolare intervento a macchina tesa, con corsa furibonda al primo negozio per recuperarli all’ultimo, ci ha permesso di scendere regolarmente in campo e anche di qualificarci al prossimo rally dell’Oltrepò. Prestazione maiuscola da trascinatore da parte del nostro numero 10 Francesco per il quale la Roma sarebbe disposta a vendere subito Pjanić e sborsare 20-30 milioni, ha dichiarato umilmente lui stesso a partita finita, in pizzeria. Da segnalare Jimmy Ghione, vero selvaggio della fascia sinistra nonché possibile risposta futura all’eterno enigma del terzino sinistro, e Marco, nuovo centrale difensivo, si è subito guadagnato un trauma cranico che non dovrebbe influire sulla media dei suoi esami. Alla peggio, cambia facoltà.

Subito dopo il triplice fischio, mentre capitan Stupro – il nostro Marco Verratti, calcisticamente ma prima ancora linguisticamente, venendo da Pescara – viene intercettato per le interviste del dopo gara, mi ritrovo a percorrere il campo e a pensare alla manita: mi torna il mente il primo clásico di José Mourinho sulla panchina del Real, quel 5-0 rifilatogli dal Barcellona. E per una sera io, che sono l’allenatore, mi sono sentito un po’ più Pep.

 

Ricco scemo

di Antonio Gurrado

Riassunto delle puntate precedenti. Non so se vi ho mai detto che sono presidente di una squadra di calcio: il Ghislieri Football Club, per rilevare il quale – guidando una cordata di alunni laureati in Collegio – lo scorso anno ho sborsato una cifra venti volte superiore a quella che mi ci sarebbe voluta per comprare il Parma. I risultati non si sono fatti attendere, come spiega il coach Briganti nell’articolo principale. Il quarto posto della scorsa stagione ha ripagato di decenni di figure barbine (si favoleggia di un anno in cui eravamo arrivati ultimi a -1 punto, fra sconfitte e penalizzazioni) specie nei confronti delle ragazze del Collegio, le quali storicamente oltre a studiare hanno una squadra di pallavolo dal palmarès ragguardevole. La formula è semplice, due gironi all’italiana di sei squadre e poi quarti, semifinali, finale; tutte partite secche. Da quest’anno, semifinale e finale si giocheranno al Fortunati, lo stadio vero e proprio dove il Pavia sta combattendo per venire promosso in Serie B e incontrare l’anno prossimo le squadre preferite da Lotito; tutte le partite precedenti al Mascherpa, dove si respira aria di Torneo di Viareggio fra alfabetizzati. L’obiettivo dei ragazzi del Ghislieri è, sul lungo termine, confermarsi fra le prime quattro e, sul breve termine, non venire sfottuti dalle ragazze. Io non so usare l’app “Live Intercollegiale” che con grande perizia è stata imbastita dagli organizzatori quindi ho ordinato a Briganti di inviarmi, fra una mazzarrata e l’altra, periodici aggiornamenti ai goal che io avrei poi diffuso ai quattro venti su facebook mentre l’attenzione dell’Italia tutta era rivolta alle imprese di Torino e Inter in Europa League. Ma ecco, allora, il miracolo: segnalo la prima rete e dai quattro cantoni del globo iniziano a fioccare esultanze e complimenti. Da Parigi, da Dublino, dall’Olanda. Da Chicago. Perfino da Pavia. Sono gli altri alunni laureati del Collegio che, giovani e meno giovani, hanno fatto strada sfondando i confini e tengono d’occhio i ragazzi giallorossi. Veramente la maglia sarebbe oro e porpora, ma non sottilizziamo. L’importante è vincere, 5-0 come Milan-Real Madrid del 19 aprile 1989 (sono più vecchio di Briganti ergo ho altri riferimenti spaziotemporali). Quando li vedo tornare sporchi e sfasciati in Collegio (una tifosa aveva il bandierone; l’altra, no) mi alzo in piedi ad accoglierli ma loro mi chiedono quanto sta Fiorentina-Roma. L’unico rammarico della giornata è che l’ingaggio di Cristiano Ronaldo non è andato a buon fine in quanto gli organizzatori del torneo si sono resi conto che la fototessera spillata sul cartellino della Figc (Settore Attività Amatoriale e Ricreativa) era in realtà una figurina ritagliata.

Il Ghislieri F.C. in un dagherrotipo d’epoca


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